Benvenuti a Catania città del vino Etna Doc

Pubblicato su SUD LOOK

Insieme al mio amico di viaggio mi trovo in aeroporto a Catania, direzione Roma per gli Oscar del vino, l’evento organizzato da Fondazione Italiana Sommelier e Bibenda in cui si premiano i migliori vini in diverse categorie. In gara diversi siciliani, tre aziende etnee in lizza per il primato nelle proprie categorie: Etna Rosato 2017 – Pietradolce nella categoria Miglior rosato;.Etna Bianco Superiore Pietra Marina 2015 – Benanti nella categoria Miglior vino del miglior produttore; Etna Rosso Contrada Santo Spirito 2015 – Palmento Costanzo nella categoria Miglior vino emergente.

Alle mie spalle scorgo l’Etna, leggermente imbiancata anche nel versante sud.

Davanti a tanta bellezza – da catanese ed etneo- diverse riflessioni vengono in mente. Immaginate per un attimo l’emozione di scendere dall’aereo e poco dopo l’uscita trovarvi un grande manifesto con una foto di un vigneto etneo e la scritta “Benvenuti a Catania cittá del vino Etna Doc”. Immaginate di proseguire sempre verso l’uscita e trovare una aiuola con delle viti e un piccolo cartello con scritto “in questa terra il Nerello Mascalese e il Carricante diventano vini unici”. Forse – se fosse reale – il desiderio di bere un vino prodotto sull’Etna potrebbe impadronirsi di voi, così come dei milioni di turisti che ogni anno atterrano a Catania e riducono la permanenza in città a un paio di ore.

Cosa abbiamo da invidiare a territori che promuovono i propri vini in termini di bellezza paesaggistica e qualità dei prodotti? Forse nulla, anzi sono sicuro che abbiamo molto di più, o forse ci manca l’ingrediente più importante: la consapevolezza.

Sarebbe un sogno proiettare il turista verso un viaggio o meglio una ‘Wine esperience” creando sinergie tra l’amministrazione comunale del capoluogo etneo, i comuni dell’areale di produzione della doc Etna e i produttori, ponendo al centro della discussione il marketing territoriale quale valore unico e inimitabile? È così difficoltoso comprendere l’unicità del nostro vulcano, fatta di microparticelle e microclimi in grado di regalare vini differenti prodotti a pochi metri di distanza?

Qualcuno potrebbe obiettare “perché il vino?” e non qualsiasi altra produzione agroalimentare. La risposta è semplice: il vino potrebbe essere la chiave o il cavallo di Troia per aprire flussi e mercati a cui aggiungere le produzioni  e le tante trasformazioni delle aziende etnee. Oggi i vini dell’ Etna sono tra i più apprezzati al mondo, vincono premi e riconoscimenti in tanti concorsi e guide, eppure c’è una distanza abissale tra quello che succede sul vulcano e il capoluogo. 

Non venga in mente a nessuno di pensare che innescando un processo simile si toglierebbe qualcosa a quelle amministrazioni virtuose che stanno percependo e vivendo il fenomeno Etna; al massimo sarebbe uno sprint in più e la cosa giusta per un territorio che deve ritrovare coscienza di se e opportunità su cui scommettersi.

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